Quello che mi vien da dire è che per questo anno questa esperienza è ormai giunta ad una conclusione. Adesso siamo a Settembre e presto un'altro anno sta per iniziare e vi invito a cercare nel vostro paese l'esistenza di una squadra di baskin e se non esiste prendete due tre amici e formatela dal nulla affinchè questo movimento cresca sempre di più. Molte sono le squadre che si stanno formando e spero proprio che siano altrettante le persone che vogliono mettersi in gioco con una nuova avventura, perchè è proprio questo che conta il mettersi in gioco, l'abbattere ogni tipo di frontiera e di discriminazione.
A me questo sport ha dato tanto, ha fatto si che si crei una nuova e grande famiglia all'interno della quale ognuno si trova allo stesso livello!!
In bocca al lupo a chi intraprenderà questa nuova strada!!
IL BASKIN
mercoledì 7 settembre 2016
mercoledì 31 agosto 2016
Sotto gli occhi degli americani
Questa sera abbiamo avuto l'onore di partecipare ad una partita dimostrativa durante l'intervallo di una partita prestigiosa che si è svolta in una palestra di Vicenza e che vedeva scontrarsi la squadra A.S. Vicenza ed una squadra americana. Durante la Pausa lunga noi abbiamo potuto dimostrare alle persone che esistono vari modi di fare sport e che permettono anche alle persone meno indicate di cimentarsi.
è stato molto bello proprio perchè in tutta la palestra si respirava un'aria di entusiasmo gigantesco, una grande sorpresa ed ammirazione grazie al fatto che nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa del genere.
Alla fine abbiamo ricevuto anche gli applausi e moltissime parole incoraggianti e gratificanti da parte dei giocatori americani.
è stato molto bello proprio perchè in tutta la palestra si respirava un'aria di entusiasmo gigantesco, una grande sorpresa ed ammirazione grazie al fatto che nessuno si sarebbe mai aspettato una cosa del genere.
Alla fine abbiamo ricevuto anche gli applausi e moltissime parole incoraggianti e gratificanti da parte dei giocatori americani.
venerdì 22 luglio 2016
Discorso di Papa Francesco ai partecipanti all'incontro promosso dal centro sportivo italiano
"Il saluto più grande è per voi, cari atleti, allenatori e dirigenti delle società sportive. Conosco e apprezzo il vostro impegno e la vostra dedizione nel promuovere lo sport come esperienza educativa. Voi, giovani e adulti che vi occupate dei più piccoli, attraverso il vostro prezioso servizio siete veramente a tutti gli effetti degli educatori. E’ un motivo di giusto orgoglio, ma soprattutto è una responsabilità! Lo sport è una strada educativa. Io trovo tre strade, per i giovani, per i ragazzi, per i bambini. La strada dell’educazione, la strada dello sport e la strada del lavoro, cioè che ci siano posti di lavoro all’inizio della vita giovanile! Se ci sono queste tre strade, io vi assicuro che non ci saranno le dipendenze: niente droga, niente alcol. Perché? Perché la scuola ti porta avanti, lo sport ti porta avanti e il lavoro ti porta avanti. Non dimenticate questo. A voi, sportivi, a voi, dirigenti, e anche a voi, uomini e donne della politica: educazione e sport!
E’ importante, cari ragazzi, che lo sport rimanga un gioco! Solo se rimane un gioco fa bene al corpo e allo spirito. E proprio perché siete sportivi, vi invito non solo a giocare, come già fate, ma c’è qualcosa di più: a mettervi in gioco nella vita come nello sport. Mettervi in gioco nella ricerca del bene, nella Chiesa e nella società, senza paura, con coraggio ed entusiasmo. Mettervi in gioco con gli altri e con Dio; non accontentarsi di un “pareggio” mediocre, dare il meglio di sé stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre. Non accontentarsi di queste vite tiepide, vite “mediocremente pareggiate”: no, no! Andare avanti, cercando la vittoria sempre!
Nelle società sportive si impara ad accogliere. Si accoglie ogni atleta che desidera farne parte e ci si accoglie gli uni gli altri, con semplicità e simpatia. Invito tutti i dirigenti e gli allenatori ad essere anzitutto persone accoglienti, capaci di tenere aperta la porta per dare a ciascuno, soprattutto ai meno fortunati, un’opportunità per esprimersi.
E voi, ragazzi, che provate gioia quando vi viene consegnata la maglietta, segno di appartenenza alla vostra squadra, siete chiamati a comportarvi da veri atleti, degni della maglia che portate. Vi auguro di meritarla ogni giorno, attraverso il vostro impegno e anche la vostra fatica.
Vi auguro anche di sentire il gusto, la bellezza del gioco di squadra, che è molto importante per la vita. No all’individualismo! No a fare il gioco per se stessi. Nella mia terra, quando un giocatore fa questo, gli diciamo: “Ma questo vuole mangiarsi il pallone per se stesso!”. No, questo è individualismo: non mangiatevi il pallone, fate gioco di squadra, di équipe. Appartenere a una società sportiva vuol dire respingere ogni forma di egoismo e di isolamento, è l’occasione per incontrare e stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda, per gareggiare nella stima reciproca e crescere nella fraternità.
Tanti educatori, preti e suore sono partiti anche dallo sport per maturare la loro missione di uomini e di cristiani. Io ricordo in particolare una bella figura di sacerdote, il Padre Lorenzo Massa, che per le strade di Buenos Aires ha raccolto un gruppo di giovani intorno al campo parrocchiale e ha dato vita a quella che poi sarebbe diventata una squadra di calcio importante.
Tante delle vostre società sportive sono nate e vivono “all’ombra del campanile”, negli oratori, con i preti, con le suore. E’ bello quando in parrocchia c’è il gruppo sportivo, e se non c’è un gruppo sportivo in parrocchia, manca qualcosa. Se non c’è il gruppo sportivo, manca qualcosa. Ma questo gruppo sportivo dev’essere impostato bene, in modo coerente con la comunità cristiana, se non è coerente è meglio che non ci sia! Lo sport nella comunità può essere un ottimo strumento missionario, dove la Chiesa si fa vicina a ogni persona per aiutarla a diventare migliore e ad incontrare Gesù Cristo.
Mi raccomando: che tutti giochino, non solo i più bravi, ma tutti, con i pregi e i limiti che ognuno ha, anzi, privilegiando i più svantaggiati, come faceva Gesù. E vi incoraggio a portare avanti il vostro impegno attraverso lo sport con i ragazzi delle periferie delle città: insieme con i palloni per giocare potete dare anche ragioni di speranza e di fiducia. Cercate sempre questo. E io vi assicuro che su questa strada non ci sarà la dipendenza dalla droga, dall’alcol e da tanti altri vizi."
E’ importante, cari ragazzi, che lo sport rimanga un gioco! Solo se rimane un gioco fa bene al corpo e allo spirito. E proprio perché siete sportivi, vi invito non solo a giocare, come già fate, ma c’è qualcosa di più: a mettervi in gioco nella vita come nello sport. Mettervi in gioco nella ricerca del bene, nella Chiesa e nella società, senza paura, con coraggio ed entusiasmo. Mettervi in gioco con gli altri e con Dio; non accontentarsi di un “pareggio” mediocre, dare il meglio di sé stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre. Non accontentarsi di queste vite tiepide, vite “mediocremente pareggiate”: no, no! Andare avanti, cercando la vittoria sempre!
Nelle società sportive si impara ad accogliere. Si accoglie ogni atleta che desidera farne parte e ci si accoglie gli uni gli altri, con semplicità e simpatia. Invito tutti i dirigenti e gli allenatori ad essere anzitutto persone accoglienti, capaci di tenere aperta la porta per dare a ciascuno, soprattutto ai meno fortunati, un’opportunità per esprimersi.
E voi, ragazzi, che provate gioia quando vi viene consegnata la maglietta, segno di appartenenza alla vostra squadra, siete chiamati a comportarvi da veri atleti, degni della maglia che portate. Vi auguro di meritarla ogni giorno, attraverso il vostro impegno e anche la vostra fatica.
Vi auguro anche di sentire il gusto, la bellezza del gioco di squadra, che è molto importante per la vita. No all’individualismo! No a fare il gioco per se stessi. Nella mia terra, quando un giocatore fa questo, gli diciamo: “Ma questo vuole mangiarsi il pallone per se stesso!”. No, questo è individualismo: non mangiatevi il pallone, fate gioco di squadra, di équipe. Appartenere a una società sportiva vuol dire respingere ogni forma di egoismo e di isolamento, è l’occasione per incontrare e stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda, per gareggiare nella stima reciproca e crescere nella fraternità.
Tanti educatori, preti e suore sono partiti anche dallo sport per maturare la loro missione di uomini e di cristiani. Io ricordo in particolare una bella figura di sacerdote, il Padre Lorenzo Massa, che per le strade di Buenos Aires ha raccolto un gruppo di giovani intorno al campo parrocchiale e ha dato vita a quella che poi sarebbe diventata una squadra di calcio importante.
Tante delle vostre società sportive sono nate e vivono “all’ombra del campanile”, negli oratori, con i preti, con le suore. E’ bello quando in parrocchia c’è il gruppo sportivo, e se non c’è un gruppo sportivo in parrocchia, manca qualcosa. Se non c’è il gruppo sportivo, manca qualcosa. Ma questo gruppo sportivo dev’essere impostato bene, in modo coerente con la comunità cristiana, se non è coerente è meglio che non ci sia! Lo sport nella comunità può essere un ottimo strumento missionario, dove la Chiesa si fa vicina a ogni persona per aiutarla a diventare migliore e ad incontrare Gesù Cristo.
Mi raccomando: che tutti giochino, non solo i più bravi, ma tutti, con i pregi e i limiti che ognuno ha, anzi, privilegiando i più svantaggiati, come faceva Gesù. E vi incoraggio a portare avanti il vostro impegno attraverso lo sport con i ragazzi delle periferie delle città: insieme con i palloni per giocare potete dare anche ragioni di speranza e di fiducia. Cercate sempre questo. E io vi assicuro che su questa strada non ci sarà la dipendenza dalla droga, dall’alcol e da tanti altri vizi."
giovedì 2 giugno 2016
Educazione e Baskin
Il Baskin è uno sport che implica un notevole sforzo psicologico da parte di tutti i componenti della squadra. Per primo vi è l'allenatore il quale è preparato a classificare i vari giocatori poichè ad ognuno di loro dovrà dare un ruolo. Qualcosa di strano per un uomo: nessuno ha la facoltà di dire ad una persona "tu fai questo perchè sei così", egli deve segnare dei vincoli, dei limiti che il normodotato o il diversamente abile non deve superare. Lo sanno tutti che questo è il modo di mettere in piedi una squadra che voglia partecipare a questo tipo di campionato. Tutti si accettano per quello che sono perchè stando assieme imparano a conoscersi e a capire le difficoltà uno dell'altro. Le regole non sono uguali per tutti, ma tutti lo sanno, e questo permette di controllare il principio dell'inclusione, in modo tale che non diventi assistenza del più forte nei confronti del più debole.
Anche il basket "normale" fa molto sotto questo aspetto: ci si da una mano, ci si aiuta, ci si protegge...proprio perchè così deve essere la logica presente in ogni squadra di uno sport qualsiasi.
Uno sforzo notevole lo devono fare anche i giocatori che non presentano disabilità: essi devono cambiare completamente la loro visione di gioco, devono imparare a capire persone che possono apparire diverse da loro e soprattutto devono imparare a stare con queste persone. Ciò che accade ad un individuo che entra a far parte di una squadra del genere è inspiegabile, molte considerazioni e molte idee cambiano e questo non perchè ci viene insegnato, anzi, basta stare assieme ad Alessia e Mattia per qualche minuto per capire tutto quanto.
è proprio forte la sorpresa davanti ad un giocatore con grave disabilità che decide la partita con un canestro a pochi secondi dalla fine e tutta la squadra che corre in campo ad abbracciarlo, ma questa è solo una parte della magia che questo sport può regalare!!!
Anche il basket "normale" fa molto sotto questo aspetto: ci si da una mano, ci si aiuta, ci si protegge...proprio perchè così deve essere la logica presente in ogni squadra di uno sport qualsiasi.
Uno sforzo notevole lo devono fare anche i giocatori che non presentano disabilità: essi devono cambiare completamente la loro visione di gioco, devono imparare a capire persone che possono apparire diverse da loro e soprattutto devono imparare a stare con queste persone. Ciò che accade ad un individuo che entra a far parte di una squadra del genere è inspiegabile, molte considerazioni e molte idee cambiano e questo non perchè ci viene insegnato, anzi, basta stare assieme ad Alessia e Mattia per qualche minuto per capire tutto quanto.
è proprio forte la sorpresa davanti ad un giocatore con grave disabilità che decide la partita con un canestro a pochi secondi dalla fine e tutta la squadra che corre in campo ad abbracciarlo, ma questa è solo una parte della magia che questo sport può regalare!!!
domenica 15 maggio 2016
Il campionato regionale
Qualche giorno fa a Montecchio Maggiore si sono svolte le fasi finali del campionato regionale di Baskin. Le squadre che hanno partecipato hanno cercato di mettercela tutta: 3 di queste si sono classificate terze a pari merito. Il tutto si è concluso poi con una grande festa.
lunedì 25 aprile 2016
Le 10 regole
Le 10 regole del Baskin sono quelle necessarie per poter sostenere una partita a qualsiasi livello.
REGOLA 1: ogni squadra deve schierare un giocatore pivot, uno con ruolo 3 e almeno due con ruolo 5. Tra i giocatori di ruolo 4 o 5 deve essere presente una donna. Il ruolo 5 se femmina non può essere contrastata da un 5 maschio. La somma dei numeri di ruolo non deve essere superiore a 23: in caso di infrazione ci dovranno essere due tiri nel canestro tradizionale e palla alla squadra che non ha commesso l'infrazione.
REGOLA 2: i cambi possono essere effettuati purchè la somma rimanga 23. Se dopo il cambio non esistono corrispondenze di ruolo in campo, il ruolo inferiore può marcare quello superiore, ma non viceversa.
REGOLA 3: per iniziare ognuno dei 4 tempi si effettua una contesa che vede partecipi i numero 5.
REGOLA 4: le rimesse da fondo campo o laterali devono essere eseguite seguendo uno di questi due modi:
- i ruoli 4 e 5 devono andare a consegnare la palla in palleggio ai ruoli 1,2 o 3
- i ruoli 3,4 e 5 possono passare la palla ad un compagno in 5 secondi.
REGOLA 5: i ruoli 3, 4 e 5 non possono entrare nelle aree che delimitano i canestri laterali, ma possono afferrare un eventuale rimbalzo stando al di fuori dell'area semicircolare. Durante un'azione di gioco si può transitare in queste aree solo senza palla e quando il gioco è lontano.
REGOLA 6: ogni squadra ha 30 secondi per concludere un'azione con canestro
REGOLA 7: ogni giocatore può commettere al massimo 5 falli. Se si subisce fallo mentre si sta tirando questo da diritto a 2/3 tiri liberi nel canestro nel quale si stava tirando. Se si subisce fallo durante un'azione di gioco diversa dall'azione di tiro, questa da diritto alla rimessa laterale. Se un giocatore sta portando la palla al proprio pivot e subisce fallo, egli può tirare a canestro in base alle regole del proprio ruolo.
REGOLA 8 : i giocatori dello stesso ruolo possono aiutarsi in difesa.
REGOLA 9: i giocatori con ruolo 5 possono effettuare massimo 3 tiri a canestro per tempo, mentre gli altri ruoli possono effettuare massimo 3 canestri per tempo. I tiri liberi derivanti dall'aver subito un fallo non vanno ad incidere sui 3 tiri/canestri a disposizione di ogni giocatore.
REGOLA 10: non esiste l'infrazione di campo ne un numero di secondi entro i quali bisogna superare la metà campo.
REGOLA 1: ogni squadra deve schierare un giocatore pivot, uno con ruolo 3 e almeno due con ruolo 5. Tra i giocatori di ruolo 4 o 5 deve essere presente una donna. Il ruolo 5 se femmina non può essere contrastata da un 5 maschio. La somma dei numeri di ruolo non deve essere superiore a 23: in caso di infrazione ci dovranno essere due tiri nel canestro tradizionale e palla alla squadra che non ha commesso l'infrazione.
REGOLA 2: i cambi possono essere effettuati purchè la somma rimanga 23. Se dopo il cambio non esistono corrispondenze di ruolo in campo, il ruolo inferiore può marcare quello superiore, ma non viceversa.
REGOLA 3: per iniziare ognuno dei 4 tempi si effettua una contesa che vede partecipi i numero 5.
REGOLA 4: le rimesse da fondo campo o laterali devono essere eseguite seguendo uno di questi due modi:
- i ruoli 4 e 5 devono andare a consegnare la palla in palleggio ai ruoli 1,2 o 3
- i ruoli 3,4 e 5 possono passare la palla ad un compagno in 5 secondi.
REGOLA 5: i ruoli 3, 4 e 5 non possono entrare nelle aree che delimitano i canestri laterali, ma possono afferrare un eventuale rimbalzo stando al di fuori dell'area semicircolare. Durante un'azione di gioco si può transitare in queste aree solo senza palla e quando il gioco è lontano.
REGOLA 6: ogni squadra ha 30 secondi per concludere un'azione con canestro
REGOLA 7: ogni giocatore può commettere al massimo 5 falli. Se si subisce fallo mentre si sta tirando questo da diritto a 2/3 tiri liberi nel canestro nel quale si stava tirando. Se si subisce fallo durante un'azione di gioco diversa dall'azione di tiro, questa da diritto alla rimessa laterale. Se un giocatore sta portando la palla al proprio pivot e subisce fallo, egli può tirare a canestro in base alle regole del proprio ruolo.
REGOLA 8 : i giocatori dello stesso ruolo possono aiutarsi in difesa.
REGOLA 9: i giocatori con ruolo 5 possono effettuare massimo 3 tiri a canestro per tempo, mentre gli altri ruoli possono effettuare massimo 3 canestri per tempo. I tiri liberi derivanti dall'aver subito un fallo non vanno ad incidere sui 3 tiri/canestri a disposizione di ogni giocatore.
REGOLA 10: non esiste l'infrazione di campo ne un numero di secondi entro i quali bisogna superare la metà campo.
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